Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
E’ un’immagine che tutti abbiamo bene impressa nella mente per averla vista centinaia di volte sui libri, negli affreschi ed anche ricostruita in film di successo: le “abbuffate” degli antichi romani sono le più celebri della Storia.
Ma è davvero così?
Veramente i romani erano soliti concedersi pasti abnormi sprecando immense quantità di cibo che non riuscivano a finire?
In effetti i convivia (da cum vivere, “stare insieme”) si svolgevano proprio in questo modo: ci si riuniva presso un facoltoso aristocratico e si trascorrevano ore intere a parlare, ridere e scherzare mangiando e bevendo dall’inizio alla fine del banchetto, per organizzare il quale il padrone di casa non badava a spese.
Alla fine gli avanzi erano talmente tanti da dover essere gettati nel Tevere.
Il fine principale di questi incontri era sì la convivialità, tanto da far dire a Cicerone che “il piacere del banchetto non si deve misurare dalla squisitezza delle vivande, ma dalla compagnia degli amici e dal loro dissertare“, tuttavia è altrettanto vero che un simile comportamento strideva enormemente con la difficile quotidianità che riguardava coloro che appartenevano ai ceti più popolari dell’Urbe, per i quali non solo riuscire a mangiare tutti i giorni era tutt’altro che scontato, ma anche nel caso godessero di tale fortuna, erano costretti ad accontentarsi di pasti decisamente più frugali (Foto da: romanoimpero.com).
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Basta vedere, nelle giardini delle ville di Pompei, i canaletti che scorrevano dietro i commensali, affinché essi potessero “sbrattare” e ricominciare a mangiare. Poi ci si faceva scorrere l’acqua. I Romani hanno sempre avuto l’intelligenza di dare al popolo “panem et circenses”, e la gente normale tollerava questo spreco. Oggi, se andiamo avanti così, resterà solo il “cincenses”, grazie a Mamma TV, ma… il “panem”? Non ci saranno sempre i genitori, a mantenere i ragazzi disoccupati. A volte non ci sono neppure oggi.Y
:)