Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Secondo una convinzione diffusa le donne medievali non godevano, quasi, di alcun diritto ma, in realtà, anche questo è solo uno dei tanti luoghi comuni sorti intorno ad usi e costumi dell’età di mezzo, meno “buia” di quanto in genere si creda.
Sulla condizione femminile in particolare, sebbene non sia per ovvie ragioni paragonabile a quella odierna, è certo che anche alle signore venissero garantite determinate facoltà, esattamente come accadeva per i maschi, tra cui quelle di poter diventare proprietarie terriere, fare testamento, citare in giudizio qualcuno e stipulare contratti validi e vincolanti a tutti gli effetti; è altrettanto vero però, che questi diritti si perdevano al momento del matrimonio, quando la donna assumeva il nuovo ruolo di padrona della casa, oltre che addetta alla gestione della famiglia, marito e figli.
Vale per il periodo medievale come per qualsiasi altro inoltre, il fatto che la vita fosse senza dubbio più difficile per le meno abbienti: le ragazze di umile estrazione sociale subivano maggiori soprusi e non avevano altre ambizioni, in genere, se non quelle di fare un buon matrimonio o prendere i voti.
Tuttavia, nel caso fossero nubili o in assenza del consorte, anche queste ultime potevano lavorare: numerose fonti attestano chiaramente il loro impegno nelle botteghe e in varie attività commerciali (Foto da: ilmondodiaura.altervista.org).
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