Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
I gusti alimentari sono strettamente legati alla cultura dei popoli e sono soggetti, come ogni altra cosa del resto, a cambiamenti profondi nel corso del tempo.
Non dobbiamo stupirci quindi, se nei secoli passati era un’abitudine del tutto normale ed apprezzata mettere sotto i denti pietanze che oggi riteniamo (non a torto) disgustose.
Nel celebre Libro de cocina, un anonimo ricettario toscano risalente alla metà del ‘300, veniva consigliato, tra l’altro, come cucinare la gru, volatile molto in voga nel Medioevo, per godere appieno del suo sapore.
L’uccello, dopo essere stato pulito, veniva bollito in una grande caldaia, poi, dopo essere stato infilzato in uno spiedo, si faceva arrostire, ma non completamente.
A questo punto si preparava una sorta di “sugo” mettendo a soffriggere in abbondante lardo spolverato di zafferano, un paio di cipolle tagliate a pezzetti.
Aggiunto ancora un po’ di “vino buono”, si gettava nell’intingolo la gru tagliata a pezzi e si lasciava bollire il tutto.
Particolare era, infine, il modo di servire la pietanza: ogni pezzo di gru veniva adagiato su una fetta di pane in precedenza ammorbidito nello stesso brodo di cottura dell’animale (spesso, nel Medioevo, il pane fungeva anche da piatto) (Foto da: appuntimania.com).
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