Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Nel basso Medioevo, a partire dal Tre-Quattrocento, la moda, che fino ad allora non aveva conosciuto forti differenziazioni tra i due sessi, iniziò a sottolineare l’identità di genere e divenne un tratto distintivo per uomini e donne.
I maschi abbandonarono i vestiti lunghi, larghi e drappeggiati, ormai riservati solo a determinate categorie di persone, ovvero clero, anziani e bambini, mentre le femmine cominciarono ad indossare quasi esclusivamente gonne ed abiti lunghi.
Il tipico abbigliamento maschile dell’epoca era costituito dal farsetto, un abito corto e imbottito, e dalle brache, due tubi aderenti di stoffa che ricoprivano le gambe fino all’inguine, attaccate al farsetto con spille, nastri e passanti; ai suddetti capi si univano le calze, spesso dotate di piede e suola, utilissime anche per proteggersi dal freddo nei mesi più rigidi dell’anno.
Le camicie restarono più o meno uguali per uomini e donne nel corso del ‘300, ma dal ‘400 cominciarono anch’esse a differenziarsi.
Una novità assoluta fu rappresentata dalla nascita di indumenti specifici per la notte: i più ricchi dormivano con indosso una camicia utilizzata solo ed esclusivamente durante le ore di sonno.
I più poveri?
Nelle classi meno abbienti, dove non c’erano mezzi sufficienti per permettersi un guardaroba fornito e dove si era presi da bisogni quotidiani più impellenti, si continuò a dormire nudi o con indosso la stessa camicia messa durante il giorno.
Per un abbigliamento specifico studiato appositamente per le esigenze dei più piccoli, bisognerà attendere il Settecento (Foto da: scuole.rete039.it).
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