Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog

Vecchia pubblicità del panettone Motta

Vecchia pubblicità del panettone Motta

Anche quest’anno, con l’avvicinarsi del Natale, ho deciso di dedicare all’argomento numerosi post su Pillole di Storie ed ho creduto opportuno, per cominciare, fare una piccola ricerca per scoprire le lontane origini del panettone e del pandoro, i due dolci che meglio rappresentano a tavola la ricorrenza più amata da adulti e bambini.

Sul panettone ho scoperto che è di provenienza milanese e che sembra esistesse già nel ‘200, sebbene in forma diversa da come lo conosciamo oggi, ovvero come un primo pane arricchito con lievito, miele, uva passa e zucca.

Nel ‘600 lo ritroviamo sotto forma di una grossolana focaccia composta di farina di grano e chicchi d’uva, mentre nell’800 esso risulta essere ben più ricco grazie all’aggiunta di sostanziosi ingredienti quali le uova e lo zucchero.

L’uva passa era presente anche in questa più recente versione del dolce natalizio, in quanto aveva la valenza di portafortuna e quindi il compito di preannunciare prosperità e ricchezza (un po’ come per noi le lenticchie a Capodanno).

Tra le numerose leggende sorte intorno al panettone nel corso dei secoli, una narra che presso la corte di Ludovico il Moro era stata annunciata la presenza sulla tavola imbandita per festeggiare la vigilia di Natale, di un dolce nuovo e del tutto particolare, un pane a forma di cupola impastato con acini d’uva che però, durante la cottura, si bruciò, gettando il cuoco nella più cupa disperazione.

Uno sguattero di nome Toni però, ebbe un’idea geniale: servire ugualmente il dolce e farlo passare per una specialità in crosta.

Il successo tra i commensali fu immediato: era nato il “pan del Toni”.

Soltanto nell’800 tuttavia, il “pan del Toni” iniziò ad assumere i connotati tipici del panettone moderno, e agli inizi del ‘900 la forma e la confezione cui siamo abituati a vederlo oggi, scaturiti da un’idea di Angelo Motta (Foto da: ciabattine.net

 

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About the Author: Maria Paola Macioci