Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Nell’antichità ogni popolazione prevedeva i suoi rimedi per curare i postumi di una sbornia, alcuni decisamente bizzarri, almeno a giudicarli con il metro di oggi.
I Romani, che come è noto erano assai goderecci ed amavano fin troppo i piaceri della tavola, erano soliti accompagnare i pasti con una abbondante quantità di vino, il che si traduceva spesso in una solenne ubriacatura.
A dir poco singolari le ricette consigliate da Plinio il Vecchio ai suoi concittadini per riprendersi in fretta.
Secondo il grande scrittore, il polmone di pecora arrostito e le uova di civetta fatte macerare nel vino per tre giorni, erano un vero toccasana.
Altrimenti ci si poteva affidare, sempre secondo Plinio, ad una collaudata ricetta propria degli Assiri, ovvero cenere di becco di rondine tritata mescolata a vino e mirra.
Più credibile e senza ingredienti che sembrano tratti da un manuale di stregoneria il sistema dei Greci: dopo una sbornia, essi depuravano l’organismo bevendo molta acqua e mangiando cavoli (Foto da: storiaefantasydotcom1.wordpress.com).
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WHY IS THERE A HUGE DOPE SMOKIN’ BIC LIGHTER IN THE MIDDLE OF THIS ANCIENT FRESO?
HAHAHAHAHA