Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Tempo fa scrissi un post (https://www.pilloledistoria.it//3425/storia-moderna/i-bellissimi-capelli-biondi-lucrezia-borgia) sui celebri capelli biondi di Lucrezia Borgia, o meglio, sulla ciocca che di essi si conserva, all’interno di una teca trasparente, presso la Biblioteca Ambrosiana di Milano.
Oggi aggiungo qualche ulteriore curiosità su questa chioma rimasta leggendaria per la straordinaria bellezza che, a quanto pare, la contraddistingueva.
La provenienza della ciocca di capelli in questione è a tutt’oggi discussa, ma pare che sia stata trovata tra le carte personali del poeta Pietro Bembo, con il quale sembra quasi certo che la figlia del papa avesse intrecciato una relazione amorosa.
Non a caso, sempre nella pinacoteca milanese, è conservato anche il fitto carteggio che i due (forse) amanti si scambiarono.
Probabilmente Lucrezia regalò all’artista una ciocca dei suoi ammiratissimi capelli come pegno d’amore.
Lo scrittore inglese George Byron, che ebbe modo di vederli quando visitò Milano nel 1816, ne rimase a tal punto colpito da definirli “più simili ad oro che ad altro”.
Ma come fanno questi capelli a mantenersi in perfette condizioni, morbidi e luminosi come fossero stati appena recisi, dopo secoli?
Su questo aspetto è nata una leggenda, secondo la quale è la stessa Lucrezia che, nella notte dedicata alla commemorazione dei defunti, torna al museo per prendersene cura personalmente (Foto da: www.pinterest.com/redssalonandbar/renaissance-hair)
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