Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
L’uso del fazzoletto come oggi lo conosciamo, ovvero per soffiarsi il naso in caso di raffreddore o improvvisi starnuti, è sorprendentemente recente.
Esso risale infatti, solo allo scorso secolo, quando le norme igieniche divennero più severe e diffuse.
Prima di allora il fazzoletto, un pezzo di stoffa di forma più o meno quadrata, aveva soprattutto uno scopo ornamentale.
Esso esisteva già in Grecia e a Roma ed era conosciuto con il nome di mappula.
Si trattava in realtà di un tovagliolo che ci si portava dietro quando si andava ad un banchetto, dove tornava utile per portarsi a casa gli avanzi del pasto.
Nell’Antica Roma la mappula, come è noto, veniva anche gettata nell’arena dal console all’inizio dei giochi gladiatori.
Sostanzialmente nulla cambiò nel Medioevo, secoli nei quali il fazzoletto rimase per lo più un semplice, ma poco utile, orpello.
L’abitudine di cifrare il fazzoletto con le iniziali del proprio nome per personalizzarlo nacque nel ‘600.
Nel ‘700 invece, esso si trasformò quasi in un’arma di seduzione.
Uscendo come per magia da manicotti, tasche e generose scollature in cui di solito veniva inserito, meglio se confezionato in una stoffa preziosa e ricamata, all’occorrenza poteva servire per asciugare le lacrime dal viso di una bella e triste dama.
E così anche nel XIX secolo, quando il metodo usuale per pulirsi il naso restava ancora, come in precedenza, quello di affondarlo nella manica o nell’orlo del vestito che si aveva indosso (Foto da: http://blog.libero.it/abbandonaretara/10851178.html).
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