Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog

Clodia, o Lesbia, in un dipinto di Edward John Paynter (1907)

Clodia, o Lesbia, in un dipinto di Edward John Paynter (1907)

E’ una delle donne più famose della latinità grazie alle poesie di Catullo e alle invettive di Cicerone: quanto ne sappiamo della vita di Lesbia?

Poco, e tale poco lo possiamo ricostruire solo grazie a quanto narrato dall’uomo che più l’ha amata e, al tempo stesso, più odiata.

Alcune informazioni biografiche sul suo conto le trovate nell’articolo seguente, che scrissi tempo fa per il portale notizie.it.

 

Clodia e Catullo in un dipinto di Giulio Aristide Sartorio (collezione privata)

Clodia, o Lesbia,  e Catullo in un dipinto di Giulio Aristide Sartorio (collezione privata)

Clodia, o Lesbia, deve la fama imperitura all’amore e al genio di Caio Valerio Catullo, il grande poeta veronese che se ne innamorò perdutamente e che l’ha resa immortale cantandone grazie e doti, non sempre apprezzabili in verità, negli epigrammi del suo Liber.

Lo pseudonimo con cui l’artista ne nascose l’identità, omaggiava l’isola della poetessa greca Saffo.

Origini, vizi (tanti) e virtù (poche) di Lesbia

Clodia (o Claudia) apparteneva alla gens Claudia, una delle più nobili e antiche famiglie patrizie romane.

Era molto bella, brillante, disinvolta, colta e tanto disinibita da riempire le cronache mondane del tempo, pronte a coglierne e a diffonderne ogni debolezza e ad esaltarne i molti vizi che costantemente le venivano attribuiti.

Egocentrica, spregiudicata e di sfrenata ambizione, non esitò ad entrare nei letti di molti potenti e ad uscirne con altrettanta facilità (fu amante anche di Cesare e Pompeo).

Il fratello tribuno e l’inimicizia con Cicerone

Monumento a Catullo

Clodia era sorella di Publio Clodio Pulcro, tribuno della plebe.

Affascinante e demagogo, il giovane era l’idolo del popolo, delle cui voglie giocava a proprio piacimento e delle cui volontà si serviva abilmente a suo favore.

Per motivi politici e privati Clodio divenne nemico giurato di Marco Tullio Cicerone e a farne le spese pubblicamente fu anche Clodia.

Quando la donna citò in tribunale l’ex amante Marco Celio, l’uomo potette godere della difesa e del talento dell’avvocato più famoso di Roma.

Così, nell’orazione Pro Marco Celio, l’arpinate approfittò subdolamente della ghiotta occasione per scagliarsi contro il rivale attraverso le presunte turpitudini della sorella.

Fu davvero velenoso il grande oratore nei confronti della giovane, di cui raccontò abitudini e smanie da libertina.

Giunse a sostenere, neanche troppo velatamente, l’esistenza di una relazione sessuale tra Clodia e suo fratello, offrendone l’immagine di un’incallita pervertita oltre che di una meretrice senza ritegno.

Ma che tipo di donna fu davvero Clodia, l’amata Lesbia di Catullo?

Una donna come tante

lesbia

Lesbia in un dipinto di Stefano Bakalovich

Nulla si può obiettare sullo stile ineccepibile e le capacità oratorie di Cicerone, ma è necessario aggiungere che l’avvocato usava spesso la propria abilità come un’arma tagliente ed affilata contro i nemici.

Non di rado si scagliava contro qualcuno per invidia o rancori personali.

Ecco perché possiamo supporre almeno una qualche esagerazione nel dipingere i tratti caratteriali di Lesbia, rea di essere sorella di un suo acerrimo nemico.

A onor del vero però, persino Catullo, che l’adorava, soprattutto nei momenti di maggior lucidità e obiettività, quando la sua mente era meno ottenebrata dai sopori dell’amore e dalla cecità della passione, non poteva fare a meno di riconoscerne i tanti, troppi difetti.

Clodia era un’infedele impenitente, una persona superficiale e fatua, un’egocentrica che su tutto e tutti poneva se stessa e i suoi ambiziosi obiettivi.

In generale, anche dagli epigrammi di Catullo, non se ne ricava un’immagine particolarmente positiva.

La verità è che probabilmente Clodia non ebbe il dono di alcuna straordinaria virtù e neppure qualità tali da giustificare il grande clamore suscitato tra i contemporanei e nei secoli successivi.

In fondo la Roma dell’epoca traboccava di donne con caratteristiche simili alle sue.

La conclusione?

Anch’essa si perderebbe nell’oscurità dei tempi se non fosse stata eternata dalle poesie di Catullo, che l’amava, e presa di mira dalle invettive di Cicerone, che l’odiava (Articolo tratto da: notizie.it) (Foto da: ilsole24ore.com, espoarte.net, leggendedelgarda.com e it.wikipedia.org ).

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About the Author: Maria Paola Macioci