Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Tra tutti gli aspetti che contraddistinsero, nel bene e nel male, gli anni della Rivoluzione Francese, l’ideazione di un nuovo calendario, che secondo le velleitarie intenzioni dei capi avrebbe dovuto sostituire quello ormai plurisecolare e consolidato dell’era cristiana, fu probilmente il più kitsch.
Allo scopo di staccarsi completamente dal passato anche per quanto riguardava il conteggio del tempo, come se fosse possibile cancellare con un colpo di spugna quasi due millenni di una cultura profonda e universalmente accettata, la Convenzione Nazionale varò un calendario che aveva come unico punto di riferimento per la scansione di giorni, mesi e anni, il naturale e ciclico susseguirsi delle stagioni secondo i ritmi tipici dell’agricoltura.
Esso entrò in vigore il 22 Settembre del 1792, in coincidenza con l’equinozio d’autunno e nella ricorrenza della proclamazione della Repubblica, dichiarata ufficialmente il giorno prima.
L’anno fu diviso in 12 mesi di 30 giorni ciascuno e a loro volta i mesi in 3 decadi, mentre a fine anno venivano aggiunti cinque giorni correttivi (6 ogni quadriennio) detti sanculottidi in omaggio ai rivoluzionari.
Divertenti, per non dire risibili, i nomi dei mesi: Vendemmiale, Brumaio, Frimaio (autunno); Nevoso, Piovoso, Ventoso (inverno); Germinale, Floreale, Pratile (primavera) e Messidoro, Termidoro, Fruttidoro (estate).
Il calendario restò in vigore per dodici anni, fino al 1 Gennaio 1806 (Foto da: 1bp.blogspot.com).
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