Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Nel Medioevo, in Occidente, la scelta del nome dei neonati spettava al padrino e alla madrina di battesimo, ma non abbiamo la certezza assoluta che questa fosse la prassi anche a Firenze.
Un aspetto sul quale non sussistono dubbi invece, soprattutto riguardo al periodo di tempo compreso fra l’XI e il XII secolo, è quello dei nomi preferiti dai genitori per i propri figli appena nati, sia maschi che femmine: i documenti dell’epoca, ma anche la letteratura e l’arte, sono tutto un fiorire di Jacopo, Donato, Maria, Giovanni e Piero, ovvero santi oggetto di profonda devozione da parte della comunità.
Altri nomi piuttosto frequenti erano quelli che facevano riferimento a caratteristiche fisiche, come Bruno, Nero e Bianca, e quelli ispirati alle pietre preziose, tra cui Gemma, senza dimenticare le classiche virtù da cui sarebbe stato opportuno farsi guidare nella vita, ad esempio Beatrice (“colei che dà la felicità“), nome reso immortale da Dante nella Divina Commedia; scontato il diffondersi, proprio tra il ‘200 e il ‘300, dei nomi Francesco e Domenico, amati santi e fondatori degli omonimi ordini religiosi.
Un’altra frequente caratteristica dell’onomastica fiorentina medievale era il costante ricorso a diminutivi: fin troppo comuni erano, tra gli altri, Cecco per Francesco e Pepo per Giuseppe (Foto da: florencetouristguide.net).
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