Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
In una società in cui la famiglia numerosa era la regola, gravidanze e parti erano eventi assai frequenti: nella Firenze a cavallo tra l’XI e il XII secolo nascevano molti bambini, accolti in genere con grande gioia.
Il profondo senso religioso dell’epoca induceva a ritenere ogni pargolo una benedizione di Dio, ma accanto a questa concezione altamente spirituale della vita umana, se ne associava un’altra decisamente più pragmatica di carattere economico, in quanto soprattutto negli ambienti più poveri, campagnoli in particolare, si rendeva necessario il maggior numero possibile di braccia da impiegare in seguito (e neppure troppo tardi) nel duro lavoro dei campi.
La gravidanza era un momento importante nella vita della donna e della sua famiglia, tanto da essere posta sotto la protezione di Sant’Anna, patrona delle partorienti; affinché tutto si risolvesse nel migliore dei modi, la gestante seguiva le medesime regole a tutt’oggi valide, cercando innanzitutto di evitare inutili affaticamenti.
Alle signore incinte dell’epoca inoltre, si sconsigliava di bere vino.
Il momento del parto era un grande evento domestico a cui assistevano e partecipavano, cercando di rendersi utili in ogni modo, tutte le donne della famiglia, quindi le sorelle, le cognate e la madre della partoriente, che restava a letto per circa due o tre settimane dopo la nascita del bimbo; il neonato, dopo essere stato completamente fasciato dai piedi alle spalle (tale malsana abitudine sarebbe scomparsa solo molti secoli dopo), veniva deposto nella culla, una semplice cesta in vimini nelle case più povere, il tipico lettino “dondolante” in legno dipinto, decorato o scolpito in quelle più abbienti.
Nel corso del primo anno della sua vita il piccolo veniva in genere nutrito solo con il latte, quello della mamma o quello di una prosperosa balia fatta arrivare appositamente dalla campagna (Foto da: media-aetas.it)
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Intéressant, mais la traduction automatique est souvent fantaisiste!
Bonjour, vous avez raison, mais malheureusement, il n’y a pas mieux et est mieux que rien!