Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Quella dei lavandai era un’attività tenuta in grande considerazione a Pompei, dove gli scavi archeologici hanno riportato alla luce ben diciotto locali adibiti al lavaggio degli indumenti.
La lavanderia di Stefano (fullonica Stephani), in ottimo stato di conservazione e tra le più grandi delle città, può essere considerata rappresentativa di tutte le altre.
Sfruttando una costruzione preesistente, essa fu ricavata al pian terreno, mentre quello superiore fungeva da abitazione privata e serviva all’asciugatura dei panni.
Le vasche situate all’interno dell’edificio sono quelle in cui i fullones, pestandoli in una miscela di acqua e soda (il sapone non era ancora conosciuto), lavavano gli indumenti; la soda poteva essere sostituita con l’urina, naturale fonte di ammoniaca, considerata detergente e sgrassante.
Il nome Stefano lo ricaviamo da una scritta elettorale rimasta sulla facciata, ma non possiamo sapere se egli fosse il proprietario o il gestore dell’attività (Foto da: pompeionline.net).
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