Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Impossibile non restare affascinati dall’elaborato maquillage delle donne (e degli uomini) dell’Antico Egitto: i reperti archeologici mostrano l’uso di colori vivi, brillanti, talmente vividi e belli da far invidia alle migliori case cosmetiche attuali.
Nell’articolo in basso, che scrissi per notizie.it, trovate le informazioni di base su materiali, metodologie e tendenze sul trucco del viso nella civiltà egizia.
Non è difficile studiare la cosmesi egizia: le numerose testimonianze pittoriche pervenuteci infatti, “parlano” in modo più che eloquente, mostrandoci chiaramente il look, il trucco e le pettinature in voga migliaia di anni fa presso quella popolazione così sensibile e attenta alla bellezza e alla cura del corpo.
Sia uomini che donne facevano largo impiego di cosmetici per truccare il viso; anche se determinati aspetti, ovviamente, sono mutati nel corso dei secoli, il make-up degli egiziani mantenne sempre intatte alcune peculiari caratteristiche, come l’uso di colori accesi, il contorno definito degli occhi, la pelle perfetta.
Nella storia più remota, per il trucco si usava soprattutto la malachite, ovvero un carbonato di rame dal colore verde intenso, e la galena, cioè un solfuro di piombo che produceva un colore scuro e intenso; questi elenti di base venivano mescolati ad acqua, resine e grassi e poi applicati sugli occhi con l’aiuto di bastoncini di legno (se ne possono vedere di bellissimi nel Museo Egizio di Torino oltre che, è ovvio, in quello de Il Cairo).
Il trucco consisteva nel tratteggiare in modo piuttosto marcato il contorno della palpebra, prolungandola agli angoli esterni.
In epoca più recente, intorno all’inizio del Medio Regno, diventò di moda il trucco con bistro nero, eseguito anch’esso con l’uso di galena (tossica, esattamente come la malachite).
L’ocra rossa completava il raffinato make-up: spalmata in polvere sulle guance conferiva loro una bella e salutare coloritura rossastra, mescolata a oli, grassi e resine, diveniva un rossetto per le labbra (Articolo tratto da: www.notizie.it) (Foto da: https://www.google.it e girlpower.it).
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gentili signori, sono l’autore della ricostruzione digitale di Nefertiti pubblicata in quete pagine. Dwsidero informarvi che è buon norma citare sempre la fonte. grazie
Stefano Anselmo
Gentile Signor Anselmo, l’immagine cui fa riferimento è presente in Google immagini e da lì tratta. Alla fine di ogni articolo cito sempre il sito da cui traggo le immagini, che tuttavia, se si trovano sul Web, in Google precisamente, sono di pubblico dominio.
Cordialmente.
Maria Paola
Sbagliato.
https://support.google.com/websearch/answer/29508?hl=it
Per di più dimentica il diritto d’autore, il quale, a prescindere che si abbia una licenza Copyright o meno, è inalienabile. Se quell’immagine mi appartiene ed è stata realizzata da me, è buona norma almeno citare l’autore, semplicemente perché NON è SUA. Naturalmente non mi esprimo sull’utilizzo monetizzato, perché suppongo questo non sia il caso.
Agire in modo diverso, cercando svincoli di qualsiasi genere e rispondendo con scuse simili ad una legittima richiesta di credits, è sbagliato e irrispettoso nei confronti dei creativi di tutto il mondo, professionisti e amatoriali.
Io sono una creativa quanto lei, perché il blog, di cui sono proprietaria, è interamente gestito da me per quanto riguarda i contenuti. Ciò vuol dire che cerco, elaboro e scrivo io e solo io i contenuti del blog. Comunque la sua non è la sola immagine disponibile, per cui la cambio immediatamente sperando di far contenta lei e soprattutto me.
Buone cose.