Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
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Danton condotto al patibolo
Spregiudicato e irriverente fino alla fine, Georges Jacques Danton mostrò di fronte alla ghigliottina un atteggiamento apparentemente calmo e di sfida, non dimenticando di apostrofare con parole taglienti, che si sarebbero rivelate profetiche, il rivale Robespierre, che di fatto ne aveva decretato la caduta.
L’articolo lo scrissi per notizie.it
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Ritratto di Georges Jacques Danton
Georges Jacques Danton, classe 1759, fu uno dei capi politici e carismatici della Rivoluzione Francese.
Alto e corpulento, con il viso largo e la bocca deforme, rappresentò l’anti-Robespierre per eccellenza, finché lo spietato cinismo dell’avversario non lo condusse al patibolo.
Anch’egli provinciale, si era trasferito a Parigi per svolgere l’attività di avvocato, ma subito dopo la presa della Bastiglia, l’innata passionalità caratteriale e l’interesse che in fondo aveva sempre nutrito nei confronti della politica, presero il sopravvento portandolo alla ribalta nazionale e facendone un indiscusso gigante della Rivoluzione.
Alla guida del club dei Cordiglieri, durante il processo a Luigi XVI si pronunciò in favore della condanna a morte dell’ex re e si battè strenuamente affinché la Francia diventasse una Repubblica; supportato da una dialettica formidabile e da una veemenza fisica e verbale che spaventava i deputati ma faceva enorme presa sul popolo, nel 1792 venne eletto Ministro della Giustizia e nel 1793 membro del Comitato di Salute Pubblica, organo esecutivo della neonata e ancora traballante Repubblica d’oltralpe.
L’opposizione aperta e coraggiosa a Robespierre, sempre più ambizioso e deciso ad eliminare tutti coloro che potessero intralciarne la strada verso il potere assoluto, gli costò l’accusa di tradimento da parte di Saint-Just, giacobino tra i più zelanti e amico fidato dell’avvocato di Arras, che lo attaccò violentemente in una seduta del Governo.
Durante il pretestuoso processo che seguì, Danton si battè in difesa di se stesso e dei suoi seguaci come un leone, e dando fondo alle migliori risorse consentitegli dalla sua straordinaria eloquenza riuscì più volte a mettere in difficoltà l’accusa, di cui apparve chiaro ai presenti l’atteggiamento ipocrita e cavilloso, sobillata come era dalle richieste pressanti e interessate dello spietato Robespierre.
Esattamente come accadde per tutti i processi rivoluzionari, anche quello contro Danton ebbe fin dall’inizio un esito scontato, stabilito ben prima del dibattimento: il 5 Aprile del 1794 Danton fu ghigliottinato.
Sfrontato e sicuro di sé fino all’ultimo momento, durante il percorso sull’orribile carretta, inveì contro Robespierre preannunciandogli la sua prossima fine, e prima che la lama fredda e tagliente lo decapitasse, salutò il mondo con una raccomandazione al boia: “Mostrate la mia testa al popolo, ne vale davvero la pena!” (Articolo tratto da: notizie.it) (Foto da: storiologia.it e freemansonry.bcy.ca).
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