Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Essere costretti a lasciare le proprie mogli da sole ed “incustodite” per lunghi periodi di tempo quando andavano in guerra, costituiva per gli uomini medievali un bel grattacapo: il pensiero che le signore avrebbero potuto non limitarsi a trascorrere le giornate tra lavori domestici e preghiere li assillava impedendo loro di stare tranquilli.
Come fare quindi?
La cintura di castità fu una “geniale” invenzione della nobiltà italiana (pare fiorentina) del ‘300.
Si trattava di una mutanda di ferro guarnita di spunzoni acuminati chiusa da un lucchetto, la cui chiave, ovviamente, era tenuta dai mariti.
Ufficialmente, si trattava di una protezione anti-stupro.
Quanto fosse scomoda lo possiamo immaginare, ma la cintura di castità era anche pericolosa: due fori assicuravano la possibilità di espletare i propri bisogni, ma incorrendo in un altissimo rischio di gravi infezioni.
La soluzione?
Avere con sé una copia delle chiavi, come molte donne dell’epoca, infatti, fecero.
PS. Per dovere di completezza, è bene specificare che alcuni storici mettono in dubbio l’esistenza di cinture di castità del tipo suddetto, considerandole piuttosto un mito ottocentesco (Foto da: massimopolidoro.it).
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