Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Troppo spesso l’Italia si è mostrata ingrata nei confronti di chi l’ha resa grande agli occhi del mondo, non riuscendo a proteggere i suoi figli più illustri neanche da morti.
Superficialità, incuria, disumanità, mancanza di rispetto e ignoranza sono solo alcuni dei sostantivi e delle colpe che vengono in mente riguardo alla sorte toccata al corpo di Giacomo Leopardi (1798-1837), poeta ineguagliabile e mente eccezionale, del quale è andata perduta, quasi certamente per sempre, la testa.
Proprio così: non è il truculento racconto di un film dell’orrore, ma il risultato della riesumazione che ebbe luogo il 21 Luglio del 1900, quando, tra lo stupore generale, si constatò che le spoglie del poeta erano disposte in maniera disordinata e completamente prive del capo all’interno di una bara rotta.
Cerchiamo di ricostruire, brevemente e per sommi capi, i fatti salienti.
Di certo sappiamo che il genio di Recanati morì il 14 Giugno del 1837, a 39 anni non ancora compiuti, a Napoli, dove da tempo si trovava ospite dell’amico Antonio Ranieri, sulla cui testimonianza ci si è a lungo basati per capire il destino dei resti di Leopardi e l’ubicazione esatta della tomba, ma le cui parole sono state in seguito messe in dubbio dai riscontri oggettivi, affatto corrispondenti ad esse.
Ranieri raccontò di aver evitato la sepoltura dell’amico tra i colerosi (la città partenopea in quel periodo era falcidiata dal colera) grazie ad una banale “cartata di pesce” e, sempre stando alle sue dichiarazioni, dopo un’incisione praticata sul torace del defunto che ne attestava la morte per cause non ascrivibili alla suddetta terribile malattia, finalmente il corpo dell’artista sarebbe stato solennemente tumulato nella Chiesa di San Vitale, ma su tali fatti la ricognizione del 1900 ha poi sollevato
dubbi non facili da dissipare.
Cosa può essere successo dunque al corpo di Giacomo Leopardi?
Ranieri ha mentito?
Più di qualcuno lo sostiene.
E dove sarebbe sepolto allora, realmente, il poeta?
Forse, e purtroppo, tra i colerosi del Cimitero Monumentale di Napoli, come attestato dal documento dell’Ufficio di Stato Civile n°568 15 Giugno 1838, ore 5 e 30, con la seguente dicitura: “Giacomo Leopardi morto il 14 Giugno 1837, sepolto nel cimitero dei colerosi. Ha ricevuto i sacramenti“.
Un’altra possibile spiegazione potrebbe ravvisarsi nel comportamento maldestro di uno degli operai chiamati a restaurare la Chiesa nel 1898, che dopo aver rotto involontariamente la cassa, cercò forse di nascondere il misfatto unendo alla rinfusa ossa e calcinacci, anche se questa ipotesi, per quanto possibile, non spiega l’assenza del cranio.
Alla fine dei conti, il solo dato certo è che la testa di Giacomo Leopardi è sparita, e sarebbe forse troppo chiedere o aspettarsi dalle autorità un minimo di impegno per ritrovarla e ricondurla dove meriterebbe, viste le gravose incombenze, tra nuove tasse da inventarsi e vacanze ai Caraibi in cui ritemprarsi, che riempiono le loro laboriose giornate (Foto da: wikipedia.org wikimedia.org e magazine.snav.it).
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