Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Germanico è uno di quegli uomini di cui ci si innamora perdutamente.
Coraggioso, leale, onesto, intelligente, virtuoso, praticamente perfetto o quasi sotto ogni punto di vista, sia nella vita pubblica che in quella privata, Germanico rappresenta una bellissima eccezione nell’ambito dei personaggi di spicco dell’Antica Roma, troppo spesso abituati a primeggiare per crudeltà e follia.
Persino il popolo romano, per natura e cultura tanto lontano dal poter essere definito sentimentale o romantico, provò nei confronti di Germanico un amore e una stima che non riservò mai a nessun altro.
L’articolo che riporto di seguito lo scrissi tempo fa per notizie.it: vale davvero la pena conoscere più da vicino questo generale che fu bello dentro e fuori in un’epoca in cui riuscire in questa impresa sembrava impossibile.
In una civiltà come quella romana, costellata di uomini pessimi, capaci di ogni bassezza, Caio Giulio Cesare Claudiano Germanico, condottiero eccellente, rappresentò una bellissima eccezione.
Nato nel 15 a.C. dall’unione di Antonia Minore e Druso Maggiore, a 19 anni il ragazzo fu adottato da Tiberio per volontà di Augusto, che gli dette in sposa la propria nipote Agrippina Maggiore.
Stando al racconto delle fonti antiche, Germanico fu un uomo di tante e tali qualità da rasentare la perfezione, ancor più se confrontato con i torbidi e meschini personaggi che gli fecero da contorno; bello dentro e fuori, incarnava le migliori virtù umane, militari e civili: aitante e robusto nel corpo ma dolce e delicato nel volto, estremamente coraggioso nella vita e in battaglia, leale, sincero, sempre disponibile e affabile col prossimo, mai altezzoso, padre premuroso e sposo fedele oltre che innamorato, certamente uno degli uomini più grandi, da ogni punto di vista e sotto qualsiasi angolazione, che Roma abbia regalato alla Storia.
L’ascesa del giovane fu repentina, dovuta in parte al volere dell’Imperatore, ma soprattutto alle doti politiche e militari dimostrate fin da subito: tra il 7 e il 9 d.C., Germanico sedò brillantemente le rivolte scoppiate in Dalmazia e in Pannonia, e svolse il ruolo di proconsole in Germania, regione non facile, tra l’ammirazione e la benevolenza generali.
Nel 14 d.C., subito dopo la morte di Augusto, Germanico condusse una serie di campagne militari in Germania che si conclusero nella storica vittoria ottenuta nella pianura di Idistaviso (16 d.C.).
La popolarità di Germanico era in continua ascesa, essendo ormai considerato dal popolo un eroe nazionale, in più amato e stimato per la condotta di vita semplice, per i modi franchi e gentili, per l’umanità straordinaria: poteva pertanto l’odioso e sospettosissimo Tiberio, sobillato dalla perfida madre Livia, accettare passivamente di essere messo totalmente in ombra dalla personalità esplosiva e dal talento fuori del comune di un altro uomo?
Per allontanarlo da Roma e metterlo in difficoltà, il pessimo Tiberio spedì Germanico in Oriente, dove la situazione era resa pericolosa dalle continue ribellioni dei Parti.
Ma gli andò male anche stavolta: il giovane condottiero continuò a inanellare successi non solo militari, ma anche diplomatici, finché una misteriosa malattia lo colpì ad Antiochia, in Siria, uccidendolo a soli 34 anni nel 19 d.C.
Al momento della morte, Germanico era ospite del governatore Cneo Calpurnio Pisone, a lui ostile, circostanza che contribuì a gettare sospetti e veleni sulla fine dell’uomo più amato di Roma.
E proprio la sua città restò sgomenta all’annuncio della ferale notizia, come anche Tacito racconta:
“Ogni attività venne sospesa, i fori si vuotarono, le case furono serrate. Ovunque erano silenzi e lamenti non ostentati: anzi, benché non ci si astenesse dai segni esteriori del compianto, ancora più profondo era il dolore interiore”.
La verità sulle reali cause che portarono alla prematura scomparsa di Germanico non si conobbero mai, ma Tiberio, per tutta la durata del suo governo, in alcun modo riuscì ad allontanare da sé il sospetto di averne ordinato la fine, probabilmente per avvelenamento come frequentemente accadeva nelle alte sfere del potere romano, e ciò costituì uno dei principali motivi che resero il successore di Augusto inviso alla popolazione.
Se Germanico possedesse realmente le doti attribuitegli che lo fecero paragonare addirittura ad Alessandro Magno non possiamo saperlo, ma è sicuramente incredibile l’affetto e la stima che riuscì ad infondere tra la sua gente, generalmente fredda e poco propensa ad amare in modo tanto profondo e ostentato un personaggio pubblico (Foto da: ilrossignolo.com e stradadeiviniaugustoromana.com).
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