Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Charlie Chaplin è universalmente riconosciuto come uno dei grandi miti del Cinema: attore, sceneggiatore, produttore, del suo tenero Charlot siamo stati innamorati tutti da bambini, esattamente come lo sono quelli di oggi e come lo saranno quelli di domani.
Per il portale notizie.it scrissi su di lui un articolo nel quale recensivo il film biografico Charlot (1992), che rappresenta un’ottima occasione per conoscere più da vicino questo mostro sacro di Hollywood, la cui vita privata fu costellata di ombre e di episodi controversi.
Ecco l’articolo.
Se amate Charlie Chaplin, il suo originalissimo modo di fare cinema o semplicemente desiderate conoscere meglio un genio della cultura novecentesca, non perdetevi il film biografico “Charlot” (1992) di Richard Attenborough, in cui un cast di tutto rispetto porta in scena opere e soprattutto lavita privata dell’artista più celebrato di Hollywood.
Ma dimenticate Charlot: l’attore che prestò volto e movenze al buffo e tenero omino con bombetta e bastone in film memorabili, non somigliava per niente al personaggio che lo rese famoso.
A Vevey, in Svizzera, dove vive in forzato (ma dorato) esilio dopo l’allontanamento dagli USA, lo stesso Chaplin (Robert Downey Jr), ormai anziano, racconta gli spunti più interessanti e degni di nota della propria ingarbugliata esistenza privata, sentimentale e lavorativa al signor George Hayden (Antony Hopkins), che lo aiuta a scrivere la sua autobiografia; in realtà, espediente tutt’altro che originale e anzi fin troppo abusato quello di ripercorrere a ritroso la vita del protagonista, ma nobilitato dalla perfetta recitazione dei due attori principali.
Al centro della pellicola è soprattutto la turbolenta e spesso discussa vita amorosa di Chaplin, che anche una volta in là con gli anni, non esitò ad insidiare ragazzine, anche minorenni, a loro volta attratte più dalla posizione del loro seduttore, che da altre sue pur indiscutibili doti.
Capace di slanci di generosità ma a tratti cinico e freddo, l’artista ammette di aver sposato ragazze che non amava (a volte le detestava persino), e riconosce nel sesso il principale motivo di attrattiva nel rapporto con le donne: “Ammetto di non essere mai riuscito a non pensare alla possibilità del sesso ogni volta che ho conosciuto una donna”.
Almeno fino all’incontro con Oona O’Neall, che sembra avergli cambiato radicalmente non solo la vita ma il modo stesso di concepirla e affrontarla, sebbene, nonostante l’amore sincero che legava la coppia e otto figli nati dall’unione, si intuisca la presenza di qualche ombra dietro un’apparenza idilliaca.
Tuttavia Oona fu l’ultima e più amata signora Chaplin, e proprio con le amorevoli cure della donna nei confronti dell’anziano marito (tra i due intercorrevano ben trentasette anni di differenza) in occasione della cerimonia nella quale a Chaplin fu consegnato un oscar alla carriera, il film un po’ malinconicamente si chiude (siamo nel 1972).
Iniziato con l’esordio di Chaplin a Londra nel music-hall nel 1894, la pellicola privilegia sentimenti e passioni relegando a un posto marginale le vicissitudini politiche e giudiziarie che pure non mancarono nella vita del grande artista; Chaplin è qui visto soprattutto come l’uomo dalle tante mogli e dalla numerosa prole, innamorato del proprio lavoro ma anche dell’agiatezza che esso gli garantiva.
Douglas Fairbanks, star del cinema muto, occupa un ruolo di rilievo nel film come pure lo ebbe, pare, nella vita reale di Chaplin; la sua morte prematura, sopraggiunta a causa di un infarto, lasciò un vuoto profondo nell’animo del genio d’Inghilterra, che a distanza di tanti anni ammette di sentirne ancora la mancanza e lo ricorda con affetto e nostalgia.
Infine, non si può non menzionare Geraldine Chaplin, vera figlia dell’attore, che nel dare volto e cuore alla nonna Hannah in una fugace ma incisiva apparizione, rende con tutta l’efficacia interpretativa di cui è capace, il dramma della malattia mentale che ne minò costantemente e irrimediabilmente la salute conducendola al manicomio.
Un film questo di Attemborough, che pur non avendo nulla di eccezionale, si rivela piacevole da guardare e utile per conoscere e capire qualità e debolezze umane di un genio del XX secolo (Articolo tratto da: notizie.it) (Foto da: risparmiolibro.it e arcadiaclub.com).
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