Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
La sconfitta subita a Waterloo sancì la fine di Napoleone Bonaparte e della sua era politica e militare: per l’ormai ex “padrone del mondo” era giunto il momento del ritiro, della riflessione, della resa.
Rifugiatosi nello splendido castello di Malmaison, dove aveva vissuto con la prima e forse mai dimenticata moglie Giuseppina, morta da poco, il generale ebbe certamente tutto il tempo e il modo di meditare sulle proprie scelte e sulle azioni che lo avevano condotto a quella situazione.
Pare che stesse pensando di fuggire negli Stati Uniti, ma poi, il 15 Luglio del 1815, accettò di salire a bordo della nave inglese Bellerofont.
Non più imperatore, non più temuto stratega militare, spogliato di ogni ruolo, Napoleone era ormai solo un prigioniero e come tale venne trattato.
Con la sola compagnia, almeno in un primo momento, dei fedelissimi di sempre, i generali Bertrand, Montholon e Gourgaud e il conte di Las Cases, dopo un viaggio in mare di tre mesi, Bonaparte giunse a Sant’Elena, sperduta isola situata nel cuore dell’Atlantico meridionale, dove rimase fino alla fine dei suoi giorni.
“La morte non è nulla, ma vivere sconfitti e privi di gloria è come morire ogni giorno” affermò una volta il generale, e proprio così pian piano arrivò a spegnersi nella solitudine della residenza di Longwood House (https://www.pilloledistoria.it//3232/storia-moderna/isola-santelena-prigionia-morte-napoleone), quando il mondo intorno a lui aveva già voltato pagina da un pezzo (Foto da: projecthistoryitalia.altervista.org e bweaver.nom.sh).
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