Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Che Tiberio Giulio Cesare (42 a.C.-37 d.C.), divenuto imperatore di Roma alla morte del padre adottivo Ottaviano Augusto (era figlio di primo letto della di lui moglie Livia Drusilla), sia stato un governante meno che mediocre e un uomo pessimo è storicamente accertato, ma persino per una persona dall’anima nera come la sua, è difficile credere all’entità delle turpitudini che Tacito e Svetonio gli attribuirono, che infatti oggi vengono considerate, se non inventate, sicuramente ingigantite.
Stando alla testimonianza dei due scrittori romani, soprattutto nel suo lungo soggiorno a Capri, dove si trasferì nel 26 d.C., Tiberio si abbandonò a violenze e perversioni di ogni genere.
Ancora oggi sulla bellissima isola che guarda Napoli si può visitare, oltre ai ruderi delle sontuose dimore dell’Imperatore, anche un precipizio chiamato “Salto di Tiberio” dal quale, racconta Svetonio, “dopo lunghe e raffinate torture, faceva precipitare in mare i condannati, davanti ai suoi occhi; un gruppo di marinai li aspettava in basso coi remi e con gli arpioni, e ne dilaniava i corpi, affinché non potesse più rimanervi il minimo residuo di vita”.
Riguardo invece alla depravazione, è sempre Svetonio a dirci che Tiberio “avesse addestrato dei fanciulli in tenerissima età,
che chiamava i suoi “pesciolini”, a scherzare tra le sue gambe mentre nuotava e a risvegliare i suoi sensi con baci e morsi”.
Nelle ville capresi infine, le orge sarebbero state all’ordine del giorno e si sarebbero svolte davanti ad una collezione di dipinti erotici di arte greca da prendere a modello.
Certo è che, pur ammettendo volute esagerazioni da parte del biografo, meno della metà di quanto gli è stato attribuito, basterebbe a spiegare l’odio profondo che Tiberio riuscì a suscitare tra i suoi collaboratori e tra il popolo. (Foto da: wikipedia.org e tafter.it).
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Certo è che gli Imperatori a quei tempi potevano togliersi tutti gli sfizi possibili ed immaginabili. Ma dove trovavano ogni giorno il tempo per governare? Non lo trovavano affatto! Ci pensavano uno stuolo di senatori governanti generali consiglieri vari ecc. più responsabili che…tiravano avanti la carretta.
Gli imperatori romani godevano di un potere sconfinato ed odioso, che praticamente sempre sconfinava nel più assoluto degli arbitri…i romani ci avevano fatto l’abitudine, ma alcuni eccessi non li passarono neanche a loro (vedi Caligola o Eliogabalo)