Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Come funzionavano i bagni pubblici dell’Antica Roma?
Anche se nell’Urbe soltanto i cittadini più abbienti potevano permettersi il lusso di disporre di tubature d’acqua in casa, è pur vero che tutti gli altri potevano contare su bagni pubblici assolutamente efficienti considerata l’epoca.
Tali strutture, poste all’interno degli edifici termali, nelle vicinanze dei fori e lungo le strade principali, erano gestite dai conductores foricarum (forica era la latrina).
L’uso da parte degli utenti prevedeva il pagamento di una modica somma di denaro.
Le latrine romane consistevano in un lungo basamento in pietra o in marmo, le cosiddette sellae pertusae (sedili forati).
Su di essi, per maggior comodità, si adagiavano delle assi di legno bucate.
All’interno, grazie ad una pendenza, scorreva l’acqua che poi confluiva nelle fogne o nei fiumi.
In basso, proprio ai piedi dei sedili, un’altra canaletta d’acqua serviva per lavarsi e per sciacquare gli strumenti per l’igiene personale, come le spugne, i pettini, gli indumenti ecc.
I “fori” erano posti a pochissima distanza l’uno dall’altro, con buona pace della privacy.
Praticamente si andava in bagno tutti insieme, magari socializzando e chiacchierando amabilmente con i “vicini”.
Tuttavia abbiamo almeno la certezza che si trattasse di ambienti tutt’altro che squallidi o sporchi.
Ciò che oggi rimane di alcuni di questi impianti infatti, denota la presenza di spazi confortevoli, esteticamente curati, a volte persino affrescati, e quasi sempre riscaldati (Foto da: adgblog.it e motartismelg.blogspot.it)
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