Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Il corsetto è un capo di abbigliamento femminile che è stato in grado di adattarsi ad esigenze e gusti diversi.
Tale peculiarità gli ha permesso di attraversare indenne i secoli senza mai passare di moda.
Ai tempi del massimo splendore della corte di Versailles, esso costituiva uno dei punti forti del look delle dame, che lo consideravano un’insostituibile arma di seduzione, di cui facevano un uso massiccio ma sapiente.
Tutto ciò anche se il corsetto di allora era una vera e propria tortura, talmente rigido e stretto da impedire quasi la respirazione.
Ma tutto diventava sopportabile per essere belle, attrarre gli uomini e suscitare l’invidia delle altre donne.
Ma come era fatto questo indumento?
Il corsetto era una sorta di “armatura” formata da stecche di balena poste l’una accanto all’altra e cucite tra la fodera e il tessuto.
Lacci o piccoli bottoni sul davanti o sulla schiena permettevano di stringerlo fino all’inverosimile.
Si creava così, volutamente, un effetto “vitino di vespa” terribilmente sexy anche se scomodissimo, evidenziato anche dal contrasto con la gonna, ampia e rotondeggiante.
I corsetti settecenteschi si rifinivano con una profusione di gale disposte l’una sull’altra in duplice o triplice fila e con un numero incredibile di pizzi, bordi, nastri e decorazioni di vario tipo, in genere floreali o di stoffa, che si ripetevano sulla gonna, un vero e proprio tripudio di “roba”, che più era meglio era.
Sarà la Rivoluzione Francese, con i suoi proclami di libertà, a spazzar via questo tipo di corsetto, svincolando anche il corpo dalla “gabbia” in cui a lungo era stato costretto a stare (Foto da: alicecarolidotcom.wordpress.com)
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