Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Chiariamo subito un punto: nell’antichità lavarsi e pulirsi erano operazioni tutt’altro che semplici, poiché sussistevano difficoltà oggettive di non poco conto che inevitabilmente finivano per inibire le persone dal praticare quelle che oggi sono normali attività di igiene quotidiana.
Provate solo ad immaginare cosa poteva significare non avere l’acqua corrente, il riscaldamento, i detergenti per sé, i detersivi per la casa, gli elettrodomestici e moltissime altre cose che per noi sono scontate, e capire come nel passato si convivesse tranquillamente con la sporcizia diventa senz’altro più facile.
Fatta questa doverosa premessa, si rimane certamente allibiti di fronte ad immagini come quella che vedete in foto: si tratta di un celebre dipinto di Georges de La Tour (1593-1652), il cui “romantico” titolo è “Donna che si spulcia“.
Esatto, vi è immortalata proprio una graziosa signora intenta a togliersi le pulci di dosso davanti alla luce soffusa di una candela, una scena ancora frequente in pieno Rinascimento.
Ovunque infatti, dagli ambienti domestici ai luoghi di ritrovo pubblici, era un proliferare di parassiti, che inevitabilmente causavano una incredibile incidenza di malattie spesso pericolose, anche perché fortemente contagiose.
Alcune testimonianze dell’epoca ci aiutano a capire meglio in quali pessime condizioni fosse ridotta la società di allora sotto il profilo dell’igiene, praticamente inesistente nell’ambito di ogni ceto, sebbene leggermente migliore per quelli più elevati.
Se in una lettera dalla Francia del 1511 inviata ad Isabella d’Este, Guido Postumo Silvestri scrisse che “Le donne qui sono un poco sporche cum un pochetto di rogna alle mane et cum qualche altra compositione de sporcitia”, mentre un certo Grossino, alla medesima sovrana, comunicò che “comunemente le donne francese sono molto belle ma hanno le man sporche e piene di rogna”, non abbiamo motivo di dubitare che quella fosse davvero la realtà presentatasi sotto i loro occhi.
Il fatto che si trattasse di due scrittori che godevano di una elevata posizione sociale inoltre, esclude che avessero frequentato popolane o comunque donne di umile condizione, il che significa che la sporcizia riguardava anche le persone più abbienti, ma in tutta Europa, non solo in Francia.
E’ tuttavia scontato che vi fossero attività più rischiose di altre per mancanza di pulizia e conseguente rischio di malattie, una situazione talmente normale che non ci si preoccupava neppure di nasconderla, come il barbiere e poeta fiorentino Domenico di Giovanni, detto Burchiello, che nella prima metà del ‘400, senza farsi alcun tipo di problema, scrisse: “Le pulci m’hanno tutto manicato [mangiato] e forse anche le cimici e i pidocchi”, condizione dovuta, quasi certamente, al contatto continuo con barbe e capigliature sporche cui lo costringeva il proprio mestiere. (Foto da: pinterest.it).
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