Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
La cura del viso e del corpo, un abbigliamento adeguato, la giusta acconciatura e, in sostanza, un bell’aspetto, facevano parte dei compiti delle donne sposate dell’Antica Grecia, che così si rendevano piacevoli agli occhi dei mariti e si distinguevano dal personale di servizio, rafforzando anche attraverso l’impatto visivo il loro ruolo di padrone e amministratrici del focolare domestico.
Quello che le donne dell’epoca ignoravano però, era la tossicità di molti dei prodotti che usavano abitualmente per truccarsi, in particolare per realizzare due must del loro maquillage, ovvero la pelle bianca e la bocca e le guance rosse, in netto e forte contrasto tra di loro.
I canoni della bellezza femminile greca infatti imponevano, tra l’altro, un viso bianchissimo sul quale spiccassero gote e labbra colorate, ma per ottenere tale risultato, le donne si servivano di prodotti, a loro insaputa, pericolosi per la salute.
Il pallore del viso si otteneva spalmando sulla pelle del volto uno spesso strato di biacca, o “bianco di piombo”, un tipo di carbonato di piombo che non solo alla lunga finiva con il danneggiare irrimediabilmente la struttura stessa dell’epidermide, ma poteva addirittura provocare la morte se ingerito anche in minima parte. Toglierselo dalla faccia una volta applicato inoltre, non era affatto facile, in quanto resistente all’acqua.
Per rendere color rosso acceso labbra e guance, le signore greche usavano invece una pasta addizionata con quella che chiamavano “polvere di cinabro“, che serviva a farla durare più a lungo, ma che altro non era che solfuro di mercurio, una sostanza fortemente tossica. (Foto da: (www.makeupletizia.it)
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