Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Nel 1465 fu pubblicato un ricettario dal titolo De arte coquinaria che, per l’importante mole di novità apportate in campo gastronomico, finì per segnare il punto di svolta da un epoca all’altra, trasportando di fatto la cucina medievale nel Rinascimento.
Autore dell’opera era il comasco Martino de’ Rossi, meglio conosciuto come Maestro Martino, uno dei più grandi cuochi vissuti tra il XV e il XVI secolo, prima a servizio di Francesco Sforza a Milano, poi del Cardinale Mezzarota a Roma, infine di nuovo a Milano presso il ricco condottiero Giangiacomo Trivulzio.
Una delle principali innovazioni del De arte coquinaria stava nel suo rivolgersi al grande pubblico, compresi gli strati più bassi della popolazione, come dimostrano la scelta della lingua volgare e alcuni espedienti adoperati proprio per arrivare a tutti.
L’accorgimento più furbo tra quelli ideati da Maestro Martino, e il più divertente per noi che osserviamo a distanza di oltre cinque secoli, fu il calcolo dei tempi di cottura in base alla durata delle preghiere, rivolto a chi, ed erano tanti, non avesse in casa un orologio.
Lo si può constatare anche nella ricetta per cuocere le uova che riporto di seguito, esattamente come è scritta nel De arte coquinaria:
“Metti le ova fresche in l’acqua freda, et falle bollire per spatio di un paternostro o poco più, et cavale fore” (Maestro Martino, 1465).
Il Pater Noster era una delle preghiere più diffuse fra la popolazione, in pratica tutti la conoscevano e sapevano recitarla, pertanto il grande cuoco comasco poteva star sicuro di essere facilmente compreso. (Foto da histoiredepates.net e paperblog.it )
”
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