Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Alcune delle (numerose) amanti di Adolf Hitler furono accomunate da un tragico destino: oltre ad Eva Braun, che si tolse la vita con una pastiglia di cianuro subito dopo averlo sposato, stessa sorte era toccata prima di lei a Geli Raubal e a Unity Mitford, due donne fragili e probabilmente soggiogate dalla forte personalità del fuhrer, che avevano amato fino alla sofferenza più estrema.
Angelika Raubal, detta Geli, era in realtà la nipote di Hitler, in quanto figlia minore della sorellastra Angela.
Il primo incontro con lo zio avvenne quando la ragazza era una diciannovenne studentessa universitaria alla Facoltà di Medicina e viveva in un modesto monolocale in affitto a Monaco; in questo periodo Geli conobbe e si innamorò perdutamente di Emil Maurice, autista di Hitler.
Il giovane portava con sé una consolidata fama di sciupafemmine che non piaceva affatto al fuhrer, che lo costrinse a troncare la relazione e, addirittura, lo licenziò.
La fine della storia con Emil, come prevedibile, provocò nell’animo sensibile di Geli un senso di angoscia e sconforto che lo zio si preoccupò di lenire con la propria vicinanza, dimostrandole affetto e riempiendola di attenzioni, forse fin troppo: in breve tempo Adolf Hitler e la nipote divennero inseparabili e nel 1929 iniziarono una convivenza nell’appartamento di lui, in Prinzregentenplatz.
Nonostante la natura evidentemente incestuosa della relazione, che non mancò di suscitare un certo scalpore, i due amanti nulla facevano per nascondersi, anzi, non perdevano occasione, privata e non, per mostrarsi in pubblico affiatati e felici.
L’idillio durò circa due anni, poi qualcosa tra loro cambiò e il rapporto si incrinò; si dice che Geli avesse manifestato l’intenzione di tornare a Vienna per tentare la carriera di cantante d’operetta, ma che lo zio non fosse affatto d’accordo.
Il ménage divenne insostenibile, costellato di continui litigi, anche violenti, finché la sera del 17 Settembre 1931, mentre Hitler usciva di casa per un impegno politico, i presenti sentirono Geli, affacciatasi alla finestra, rivolgersi all’amante con queste poche parole:
“Allora, non mi lasci partire per Vienna?”
“No!”
fu la secca risposta.
Quello fu il loro ultimo, scarno dialogo: durante la notte la Raubal, con la pistola dello zio, si sparò un colpo al cuore che
la uccise all’istante, lasciando il compagno in preda alla disperazione fino al punto, raccontano le testimonianze, di aver meditato il suicidio lui stesso.
Il destino non si rivelò meno crudele nei confronti di Unity Mitford, una bella ragazza inglese trasferitasi a Berlino per stare vicino all’uomo che amava, il fuhrer appunto.
L’appartenenza ad una famiglia filonazista e l’avvenenza fisica costituirono un lasciapassare di straordinaria efficacia per entrare a far parte della ristretta cerchia delle amicizie del dittatore e la donna non dovette faticare più di tanto per diventarne l’amante.
La tragedia, o meglio, il suo inizio, avvenne il 3 Settembre del 1939, giorno in cui la Gran Bretagna dichiarò ufficialmente guerra alla Germania; Unity, dopo aver ascoltato la notizia alla radio, non resse al colpo e si sparò alla tempia.
Lo sparo non la uccise, ma le lese irreparabilmente i centri nervosi, inchiodandola ad una sedia a rotelle e togliendole per sempre l’uso della parola.
Muta e impossibilitata a muoversi, la sfortunata Unity morirà nel 1948 dopo anni di atroci sofferenze. (Foto da: spartacuseducational.com e counter-currents.com )
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