Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Le matrone romane del I-II sec.d.C. erano solite agghindarsi con grandi spilloni tra i capelli sia per permettere alle loro elaborate acconciature di sostenersi, che per pura vanità.
Questi spilloni erano infatti veri e propri gioielli, idonei pertanto a svolgere una funzione decorativa oltre che di utilità.
Erano fatti in materiale prezioso come l’oro e l’argento, oppure, più comunemente, di avorio; erano costituiti da un lato appuntito, da infilare fra le chiome, e da un altro lavorato, in genere, a forma di testa, come piccole sculture.
E non finisce qui.
In una società violenta come quella romana non si poteva mai stare tranquilli e gli spilloni, all’occorrenza, potevano trasformarsi in armi di difesa discretamente efficaci.
Si racconta che Fulvia, moglie di Marco Antonio, si sia selvaggiamente accanita sul corpo esanime di Cicerone trafiggendogli con uno di questi spilloni la lingua, rea di essere stata eccessivamente pungente nei confronti del marito. (Foto da: unarosadoro.com)
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