Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
La corte di Versailles, da Luigi XIV a Luigi XVI, è ricordata anche per l’abbigliamento sfavillante di dame e cavalieri.
Ogni giorno, negli ampi saloni della reggia e tra i viali alberati dei suoi giardini, si poteva assistere ad un vero e proprio tripudio di pizzi, merletti, trine, fiocchi, nastri e gioielli di ogni foggia, indossati dagli ospiti con la massima disinvoltura.
Non si può fare a meno di chiedersi come facessero, soprattutto le donne, i cui vestiti, creati con metri e metri di stoffa, cadevano addosso con eccessiva pesantezza ed occupavano volumi ai limiti dell’inverosimile.
Per non parlare delle scarpe femminili, deliziose da vedere, ma troppo scomode e fragili per camminare.
Create dalle abili mani di bravissimi maestri artigiani, le scarpe delle cortigiane erano realizzate in velluto o in altre stoffe preziose, ma delicate, come la seta.
La tomaia era, in genere, un capolavoro dell’arte del ricamo, tessuta con fili d’oro e impreziosita da gemme.
Tenendo conto che le strade dell’epoca erano sterrate, si può facilmente intuire quanto poco potessero durare queste bellissime scarpe.
Si racconta che un giorno Madame Du Barry, ultima favorita di Luigi XV, si recò dal proprio calzolaio di fiducia per lamentarsi della scarsa durata delle sue calzature.
L’uomo, dopo aver constatato il danno, tra lo stupito e l’inorridito, con aria di rimprovero le disse:
“Madame, ma voi avete camminato!”
Un’attività che era preferibile svolgere il meno possibile con le scarpine settecentesche (Foto da: baroque.it).
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