Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Questo articolo è appena giunto a Pillole di Storia.
Lo pubblico volentieri perché tratta un argomento piuttosto singolare e non troppo noto.
Quale collegamento può esserci fra il primo volo dell’aliante dei fratelli Wright e la Ferrari?
Per scoprirlo non vi resta che leggere!
Siamo negli Stati Uniti, in quelli che sarebbero diventati i primi anni di un secolo ruggente di invenzioni, rivoluzioni sociali ed economiche e tanti altri cambiamenti destinati a mutare per sempre il volto dell’umanità.
Nonostante il contesto extra europeo, ci troviamo dunque negli anni della cosiddetta Belle Époque, poco prima di un conflitto mondiale di proporzioni fino ad allora sconosciute.
I fratelli Wright e il prototipo degli aeroplani moderni
I due giovani in questione, ancora ignari di quello che sarebbe successo, erano i fratelli Wright (Wilbur il maggiore ed Orville il minore), che all’epoca riparavano biciclette in un piccolo negozio.
Ma perché l’uomo doveva “accontentarsi” di viaggiare su ruote quando c’era tutto un cielo a propria disposizione?
Dopo una serie di esperimenti con degli ingombranti alianti, nel 1903 i due fratelli riuscirono a far compiere un breve volo ad un curioso marchingegno chiamato semplicemente “Flyer” (oggi così si definiscono certi tipi di volantini promozionali, ma teniamo conto che tutto ciò è accaduto più di un secolo fa).
Il volo fu di qualche metro e durò una manciata di secondi, ma fu il primo ad avere un mezzo che riusciva a volare grazie ad un primordiale motore.
Una scoperta rivoluzionaria, che ha confermato come l’uomo può volare verso le nuvole ed ancora più su, praticamente fino alle stelle come puoi approfondire qui.
Purtroppo però, non sarebbe trascorso molto tempo prima che la loro invenzione venisse usata per fini decisamente meno pacifici.
La Prima Guerra Mondiale
A fine luglio del 1914, in Europa, scoppia infatti la Prima Guerra Mondiale.
Un inferno di fango e sangue che si sarebbe portato dietro milioni di uomini, civili inclusi.
Si impiegarono anche delle macchine per scopi militari.
Se tra i reticolati e le trincee si fece dunque strada il carro armato durante la battaglia delle Somme, sopra tutto questo volavano i primi aerei da combattimento.
Certo, inizialmente servivano per scattare delle foto aeree alle truppe nemiche, alle disposizioni delle trincee e ad esplorare il territorio circostante, ma poi vennero dotati di bombe e mitragliatrici.
Da ricordare poi come fu l’esercito tedesco ad inventare il cosiddetto “sincronizzatore” per permettere agli aerei di sparare tra le pale senza azionare fili o altro, ma semplicemente premendo un grilletto.
Si aprì dunque tutta una nuova era per il volo grazie alla comparsa dei famosi “assi”.
La Ferrari e il cavallino Rampante
Oltre al famoso Barone Rosso, all’anagrafe Manfred Von Richtofen, l’Italia aveva Francesco Baracca che poteva vantare ben 34 aerei nemici abbattuti durante tutto il suo servizio.
Morto a 30 anni, a pochi mesi dalla fine del conflitto, il giovane pilota era famoso per un cavallino rampante su sfondo bianco che portava fieramente sul suo aereo.
Si trattava dello stemma di famiglia, che sarebbe tornato a sfrecciare anche se non in cielo, sui circuiti automobilistici.
Nel 1923 un giovane Enzo Ferrari ottiene infatti il permesso dalla madre di Baracca per utilizzare il simbolo del figlio sulla sua macchina da corsa.
Modificato in giallo per onorare Modena, il Cavallino Rampante apparve su una Alfa Romeo 8C 2300, facendo impazzire ancora oggi gli appassionati e chiunque scommetta su casinò online e non solo (Foto da: it.blastingnews.com, italian.tech, montblanc.com).
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