Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
L’eterna polemica Nord/Sud d’Italia è tornata in auge qualche settimana fa, come ben saprete, per via delle dichiarazioni rilasciate da Vittorio Feltri.
Ospite di un programma televisivo, il famoso giornalista, non nuovo a certe esternazioni, diciamo così, improprie, ha affermato che i meridionali sono “inferiori” rispetto ai settentrionali.
Come facilmente immaginabile, ne è seguito un (giusto a mio avviso) putiferio mediatico.
Feltri ha maldestramente tentato di correggere il tiro, ma il danno era fatto.
L’articolo che segue è stato inviato a Pillole di storia da Maximilian Muek, un ragazzo appassionato di Storia.
Si tratta di una risposta, breve ma articolata e ben strutturata, a quanto affermato da Feltri.
Buona lettura.
Polemica Nord/Sud d’Italia: facciamo un passo indietro…
“I meridionali sono inferiori”…economicamente.
Qualsiasi siano state le intenzioni del direttore di Libero, è giusto chiedersi :”il sud è più povero del nord perché i meridionali sono inferiori agli abitanti del nord Italia?”.
Facciamo un bel salto indietro nella storia, fino all’epoca dei grandi stati nazionali, per intenderci nel diciassettesimo secolo.
L’Italia, dal nord al sud è sempre stata contesa dalle grandi potenze nazionali, si pensa per la sua posizione geografica, strategica per il commercio nel mediterraneo.
Fatto sta che a differenza degli altri stati nazione, come la Francia e l’Inghilterra, non svilupperà una indipendenza fino al 1861, con l’unità d’Italia.
Quindi mentre negli altri stati si sviluppavano le industrie, i commerci e nasceva la borghesia, che favoriva l’economia di questi stessi stati considerevolmente, in Italia si coltivavano solo le terre.
Ciò accadeva perché gli invasori non avevano interessi nel far progredire l’economia italiana, ma miravano solo a sfruttarne il territorio e gli abitanti.
Prima del 1861 il divario non era grave come lo sarà in futuro.
Il nord, grazie all’età comunale e la conseguente formazione di principati, si era distaccato dall’economia feudataria, ormai antiquata in tutta Europa.
Il sud invece era ancora legato a questa struttura che non permetteva la nascita della borghesia, poiché non c’era mobilità nei ceti sociali, e quindi rimase indietro.
Dopo l’Unità d’Italia
Nel 1861 nasce l’Italia e, conseguentemente, si cerca di raggiungere il passo del resto dell’Europa.
È proprio qui che succede quello che successe con l’Italia nei secoli precedenti.
Il nord inizia a sfruttare il sud per potersi concentrare sull’avanzamento industriale, attuando una politica poco lungimirante, più che altro mirata a tappare quelli che erano i buchi industriali nel breve termine.
Con l’avvento del ventesimo secolo, le due guerre mondiali sconvolgono l’economia italiana, andando ad impoverirla e producendo un divario ancora maggiore fra nord e sud.
Dobbiamo ricordare che anche la mafia si era andata sviluppando sempre di più nel sud, approfittando della scarsa presenza di istituzioni forti, portando via un’altra grande fetta dell’economia.
Nel dopoguerra vennero passati diversi decreti, che però non limarono le differenze, facendo sparire a poco a poco questa questione dalla riforme politiche.
Quindi no, non è colpa dei meridionali se il sud è più povero.
Tutto è dipeso da una storia che non ci è stata favorevole, ma alla quale non possiamo sfuggire (Articolo scritto da: Maximilian Muek) (Foto da: inuovivespri.it, vivavoceweb.com e korazym.org).
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