Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Nel ‘500, in tutte le corti europee, si diffuse la “moda” dell’assaggiatore, un espediente che doveva servire a sfuggire ad eventuali tentativi di avvelenamento.
Sappiamo quanto successo ebbe il veleno nel Rinascimento, adoperato come arma d’elezione per togliere di mezzo i nemici o chiunque costituisse un intralcio alle proprie mire.
Le contromisure si resero pertanto necessarie.
Ma cosa faceva, in pratica, un assaggiatore?
Egli aveva l’ingrato compito di mangiare e/o bere per primo un piatto e/o una bevanda destinata ad un personaggio altolocato, spesso un politico.
Se non moriva avvelenato o non si sentiva male, significava che il cibo e/o la bevanda non erano contaminate.
Una posizione non certo invidiabile.
Del resto nel XVI secolo si scatenò in Europa una vera e propria psicosi riguardo alla paura di essere avvelenati, ma non fu questa l’unica epoca in cui si ricorse agli assaggiatori.
Tale usanza era infatti assai diffusa già presso gli imperatori romani, che prima di mettere in bocca qualsiasi cosa la facevano ingoiare ai praegustatores, scelti sempre fra gli schiavi, che ovviamente non potevano ribellarsi.
Sull’uso del veleno (e non solo) nel Rinascimento vedi anche: https://www.pilloledistoria.it//10829/storia-moderna/pugnale-o-veleno-come-si-uccideva-nel-rinascimento) (Foto da: https://best5.it/post/veleni-i-piu-discreti-e-micidiali-killer-della-storia/).
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