Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
“Prima la faccio soffrire con lunghe pose completamente nuda, e poi posso dare del cornuto a Pagolo”.
Questa frase sconcertante, che si riferisce al compimento di un abuso sessuale, è contenuta nell’autobiografia di Benvenuto Cellini (1500-1571), uno dei più grandi artisti del nostro Rinascimento.
Ma può un artista, specie se della levatura di Cellini, essere un criminale?
Evidentemente sì se si tiene conto dello straordinario curriculum, in entrambi gli ambiti, che l’autore del Perseo può vantare: scultore, scrittore e orafo di eccelso valore da una parte, picchiatore, stupratore e addirittura omicida dall’altra.
La vita del maestro fiorentino fu talmente turbolenta che ripercorrerne vicende e particolari in un solo post risulta impossibile, quindi in questa sede mi limiterò a spiegare l’episodio dal quale scaturì la frase sopra riportata.
Il tutto si svolse in Francia, dove Cellini, nel 1540, era stato chiamato alla corte di Francesco I: Caterina, una sua modella, e l’inserviente Pagolo, lo accusarono di sodomia (non sappiamo se fondatamente o meno).
Non c’era da scherzarci, il reato poteva condurre al rogo, ma la denuncia venne ritirata immediatamente e non vi furono conseguenze.
Di certo lo scultore tirò un sospiro di sollievo, ma lo scampato pericolo non lo dissuase affatto dall’attuare una tremenda vendetta, anzi, costrinse i due giovani a sposarsi, sottopose la ragazza a sedute estenuanti e la violentò ripetutamente.
Un comportamento per nulla artistico e decisamente malvagio (Foto da: findagrave.com).
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