Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Gli aristocratici rinascimentali sono rimasti celebri per la facilità con cui si sbarazzavano dei nemici, ma come uccidevano?
Le armi “preferite” erano essenzialmente due: il pugnale e il veleno, con una certa predilezione per il secondo (vedi https://www.pilloledistoria.it//3435/storia-moderna/luso-veleno-nel-rinascimento).
Sebbene fosse giudicato l’arma dei vili infatti, il veleno non lasciava tracce e (quasi) sempre si riusciva a farla franca; l’uso della cantarella da parte dei Borgia, solo per fare un esempio, è divenuto leggendario (seppur, probabilmente, con qualche esagerazione).
La cantarella altro non era che una variante del più noto e diffuso arsenico, “il re dei veleni e il veleno dei re”, all’epoca venduto sottobanco persino dagli speziali (gli odierni farmacisti).
In alternativa, come abbiamo detto, c’era il pugnale, in particolare lo stiletto, che con la sua lama sottile ed affilatissima, poteva essere nascosto senza problemi all’interno delle maniche degli abiti.
I nobili, quasi sempre anche ricchi, in genere non si sporcavano le mani e commissionavano gli omicidi a sicari di professione, che poi ricompensavano lautamente.
A volte infine, per andare sul sicuro ed essere certi di non fallire la “missione”, si combinava l’azione di entrambe le armi bagnando le lame dei coltelli con del veleno, il più usato dei quali era un preparato ricavato dall’aconito, una pianta altamente tossica (Foto da: neupre.blogs.sudinfo.be ).
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