Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
Se avessimo la possibilità di essere invitati a pranzo da un borghese fiorentino del ‘500, il ceto sociale tipico, all’epoca, dei mercanti, ci troveremmo certamente di fronte ad un menu ricco ed articolato, più di quanto potrebbe esserlo quello proposto da un fiorentino meno abbiente (https://www.pilloledistoria.it//10105/storia-moderna/tavola-un-fiorentino-del-rinascimento).
Jean-Lucas Dubreton, nel suo famoso libro La vita quotidiana a Firenze al tempo dei Medici, ci illumina in tal senso riportando le pietanze più comunemente usate nella situazione appena descritta.
In genere il pasto iniziava con il melone, cui seguiva il berlingozzo, un dolce preparato con farina, zucchero e uova, dopodiché si dava l’avvio alle portate più sostanziose, ovvero capponi bolliti, salsicce con vitello, stufato, polli arrosto, oppure tordi, tortore e fagiani, o ancora, trote.
Un’alimentazione, come si può notare, tutt’altro che leggera e dietetica, a base principalmente di carni e selvaggina, cibi costosi, che non tutti potevano permettersi.
E siccome gola e spirito dovevano andare di pari passo, per rendere l’atmosfera più allegra ed amichevole, il tutto veniva accompagnato da buona musica, in particolare quella delle nacchere e dello scacciapensieri, due strumenti allora molto in voga (Foto da: digitando-clic.blogspot.it).
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