Ringrazio la rivista Vivesani per aver menzionato il mio blog
L’ideale femminile romano, come è noto, era quello rappresentato dalla matrona, la cui unica missione di vita era sposarsi, generare dei figli ed educarli secondo i valori tradizionali, ma ciò non vuol dire che non vi fossero delle eccezioni e pertanto anche donne che conducevano un’esistenza diversa.
Non doveva essere un’usanza molto frequente, ma documenti, prove archeologiche e numerosi affreschi dimostrano che alcune di esse lavoravano con successo al di fuori dell’ambito domestico, dedicandosi a varie attività, compresa qualcuna considerata prettamente maschile.
Fu di certo particolarmente intraprendente ed ingegnosa Marzia Prima, che ebbe la brillante idea di trasformare la tessitura, occupazione femminile per eccellenza fino ad allora relegata alla casa, in una impresa vera e propria, creando un laboratorio manifatturiero.
Non era troppo raro neppure imbattersi in signore che gestivano negozi, locande e locali di diverso genere; a Pompei ad esempio, operava Calpurnia, una commerciante di vini piuttosto conosciuta, che forse aveva anche una taverna, mentre a Tivoli, una certa Amenome, portava avanti un’osteria frequentata ogni giorno da molti uomini.
Insomma, trovare donne imprenditrici nell’Antica Roma, era tutt’altro che impossibile (Foto da: veleia.it).
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